Concentrazioni di PFAS selezioante in alcuni comuni della valle dell’Agno

Queste domande, e altre me le sono poste, guardando i dati ufficiali dell’ARPAV (Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente del Veneto) relativi ai risultati delle analisi sulle acque superficiali e profonde (escluse quelle degli acquedotti per uso potabile) che l’Agenzia pubblica periodicamente e che ognuno di voi può consultare liberamente qui.

Infatti, nelle rilevazioni più recenti, si conferma la presenza di diverse molecole al di sopra del limite di quantificazione anche nei comuni di Valdagno, Castelgomberto e Cornedo Vicentino. Queste località sono sempre state erroneamente considerate esenti dall’inquinamento da PFAS , o per meglio dire, relativamente esenti, dal momento che, probabilmente, non esiste regione abitata del pianeta, anche la più remota, che sia esente da tale contaminazione.

Quello che mi fa preoccupare sono i livelli riscontrati per alcune delle PFAS  che, come si può vedere, dalla tabella elaborata sui dati ufficiali, non sono proprio trascurabili. E ancora più preoccupante è che sembra osservarsi una tendenza all’aumento delle loro concentrazioni nel tempo, anche se il confronto non è molto corretto vista la disomogeneità dei dati.

Ripetiamo che si tratta di campionamenti eseguiti su acque superficiali e profonde e non sull’acqua dell’acquedotto, per cui non sappiamo se l’acqua potabile fornita dai rubinetti contenga PFAS  e in quali concentrazio

Non sono note le fonti che possono essere l’origine delle PFAS. Dalle coordinate geografiche, anche se relative a pochi punti di prelievo, sembra di capire che si possano sospettare diverse attività di tipo artigianale, commerciale e industriale vicine ai punti di campionamento che, forse, potrebbero essere l’origine dell’immissione delle PFAS   nell’ambiente.  Ma è soltanto un’ipotesi che meriterebbe di essere confermata o smentita. Per quanto riguarda Valdagno, dai pochissimi casi in cui le coordinate sono fornite, si tratta di punti di prelievo in piena zona abitata, mentre negli altri due comuni sembra che i prelievi siano stati effettuati nelle zone industriali. Alcune di queste molecole sono molto volatili e mobili nell’acqua e nell’atmosfera, per cui non si può escludere che tali molecole abbiano viaggiato nell’aria o siano state trasportate anche da zone molto lontane con gli aerosol che si formano con l’evaporazione delle acque marine e superfiali o con l’acqua piovana.

Per restare al comune di Valdagno, visto che alcuni dei prelievi sarebbero stati effettuati in pieno centro abitato, non si può escludere che quell’acqua possa essere utilizzata per irrigare orti e giardini, per esempio, con il rischio di eventuale contaminazione degli alimenti autoprodotti.

La tabella riporta i valori massimi riscontrati per le molecole significative. Bisogna precisare che non si tratta di valori riferibili ad un solo prelievo, ma che i valori riportati sono ricavati da campionamenti eseguiti in date diverse e in punti diversi. Sono i valori massimi che ho usato per far comprendere la gravità del problema. In alcuni punti, per esempio in quello con la massima concentrazione di PFBA a Castelgomberto, successivamente sono stati riscontrati valori inferiori; le oscillazioni potrebbero essere dovute a variazioni stagionali della quantità di PFAS  usate,  oppure alla sostituzione del PFBA con altre molecole o, infine, a misure di mitigazione messe in atto per depurare gli scarichi. Le concentrazioni molto alte di alcune molecole “nuove”, per esempio il 6:2 FTOH, riscontrate a Valdagno e Cornedo Vicentino, farebbe supporre un utilizzo negli anni più recenti e che continua ancora oggi; molte sono infatti  le tante attività produttive in cui gli FTOH sono usati al posto delle molecole “storiche” o “legacy” come si dice in lingua inglese, PFOS e PFOA e loro derivati. Che sono anch’esse presenti, nonostante  non sono più prodotte e non dovrebbero essere più utilizzate da decenni in quanto il loro uso è sottoposto a restrizioni.  SI tratta perciò di un residuo “storico” o queste molecole sono ancora utilizzate, magari a insaputa di chi li usa?

Alcuni giorni fa, a Venezia l’ARPAV ha celebrato la “giornata della trasparenza”. Affinché non rimanga solo uno slogan, è opportuno che l’Agenzia pubblichi le coordinate di tutti i punti di prelievo dei campioni di  acqua sui quali è stata fatta la ricerca delle PFAS. Inoltre   è necessario  che le autorità competenti chiariscano se tali acque sono utilizzate ad uso umano. Infine, è indispensabile che le eventuali fonti di inquinamento siano identificate al più presto e che venga messo fine all’inquinamento ambientale, magari autorizzato dalle normative vigenti.

Tabella 1 – Concentrazioni (ng/L) di alcune PFAS selezionate nelle acque superficiali e sotterranee in alcuni comuni della Valle dell’Agno. Elaborazione personale su dati ARPAV.

 PFBAPFPeAPFBSPFHxAPFHpAPFOAPFOS6:2-FTScC6O4
Valdagno78422916626144182600<40
Castelgomberto11971707910116293215<50
Cornedo29721665647182371865<40

Potrebbe anche interessarti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: