Formazione Inquinamento PFAS

Ancora una volta i funzionari della Regione Veneto sfuggono al confronto con la classe medica veneta sui PFAS

 

Ieri 10 novembre 2018 i colleghi pediatri della FIMP (Federazione Italiana dei Medici Pediatri)  hanno appreso con rammarico all’inizio dei lavori che la rappresentante della regione Veneto non sarebbe stata presente al loro convegno, contrariamente a quanto precedentemente annunciato.

Il corso di formazione era stato organizzato per presentare e discutere il “pacchetto” dell’organizzazione mondiale della sanità sulle conseguenze per la salute dei bambini dell’inquinamento ambientale, dell’acqua, dell’aria, dei suoli, della catena alimentare.

Il “pacchetto” informativo è stato tradotto in italiano da Giuseppe Miserotti e altri prestigiosi componenti del comitato scientifico di ISDE Italia. I colleghi pediatri, pensando di fare cosa utile alla classe medica vicentina e veneta, avevano programmato due interventi sui PFAS, anche per colmare, come ha ricordato nel corso del convegno, una lacuna informativa e formativa da parte della regione Veneto che, finora, a oltre cinque anni di distanza dallo scoppio della bomba PFAS, non ha ancora programmato e organizzato incontri di informazione e formazione diretti ai pediatri. Anche le poche occasioni di incontro e discussione con il resto della classe medica veneta organizzati dalle istituzioni hanno avuto sempre una risibile partecipazione, anche perché organizzati in giorni d’orario lavorativo, rendendo praticamente impossibile la partecipazione dei medici di medicina generale i quali, altrimenti, avrebbero dovuto chiudere i loro ambulatori. Senza contare che molti di tali incontri organizzati dalla Regione Veneto sono stati riservati agli invitati. In assenza della funzionaria, i colleghi pediatri hanno dovuto accontentarsi della mia realzione sui PFAS, argomento che, come era da attendersi, è risultato il più interessante fra tutti quelli trattati.

Sicuramente la defaillance della dirigente regionale, che avrebbe dovuto illustrare i provvedimenti passati e futuri regionali atti a fronteggiare il disastro ambientale da PFAS, è stata motivata da esigenze superiori e/o di  “sopravvenuti impegni istituzionali irrinunciabili”, come da comunicazione agli organizzatori inviata pochi giorni prima della riunione.

Non è la prima volta che i dirigenti regionali si sottraggono al confronto con la classe medica. Successe il 29 ottobre 2016 a Vicenza e  il 28 ottobre 2017 in occasione dei due incontri di formazione organizzati dall’ordine dei medici di Vicenza e di Verona, entrambi caratterizzati da una notevole successo di partecipazione, a differenza delle iniziative organizzate dalla regione veneta che sono andate sempre deserte o quasi.

Per una strana “coincidenza”, ogni qualvolta la classe medica veneta organizza in prima persona degli incontri di informazione e formazione su tematiche di attualità e di importanza fondamentale per la tutela della salute pubblica, i funzionari e burocrati regionali rifuggono sistematicamente dal partecipare a tali iniziative. Sempre per strane coincidenze, gli “impegni istituzionali irrinunciabili” sopravvengono il sabato mattina e prevedono, evidentemente, la partecipazione urgente indispensabile di tutti i soggetti che si occupano dell’argomento oggetto dei convegni. Come se non fosse un loro dovere istituzionale quello di fornire tutte le informazioni sull’operato delle agenzie regionali ad una classe di professionisti che rinuncia ad un giorno di riposo per aggiornarsi e informarsi a proprie spese.

Questo in barba alla trasparenza sempre sbandierata ai quattro venti ma mai attuata nel concreto sulla tematica PFAS.

Ancora una volta, la classe medica veneta, ha ricevuto notizie e informazioni di “elevato spessore contenuto scientifico”(come riconosciuto dai pediatri) soltanto da ISDE, che era sopperito alla richiesta e al bisogno di informazione della comunità medica veneta scientifica su tematiche ambientali connesse con la tutela della salute pubblica.

Il sistematico rifiuto della regione Veneto di confrontarsi con i medici della regione priva i colleghi di informazioni fondamentali  ed accentua il loro disagio nell’affrontare con i pazienti le conseguenze dell’inquinamento ambientale che, come abbiamo ricordato ieri, è causa di un gran numero di decessi in età adulta di patologie che sono la conseguenza dell’esposizione nei primi anni di vita (e ancor prima durante la vita fetale) al diffuso inquinamento ambientale.

Molti pensano che il giocare a nascondino sia in realtà motivato dalla consapevolezza dei funzionari di non aver compiuto fino in fondo il proprio dovere nella gestione dell’affaire PFAS in Veneto.

 

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