Uno specchietto per le allodole, o una trappola per gonzi, è la prima cosa che ho pensato dopo aver letto i roboanti comunicati stampa della Regione Veneto e gli annunci radiotelevisivi che hanno rilanciato la decisione della Giunta Regionale del Veneto di abbassare i limiti dei PFAS. Tali limiti sono stati dapprima sono stati definiti come i più bassi al mondo, per essere declassati qualche giorno dopo ai più bassi in Europa, confermando che il metodo utilizzato dal presidente Zaia per scegliere tali limiti è stato quello “spannometrico “.

Livelli nell'acqua potabile in Veneto degli "altri PFAS "
Figura 1 – Livelli nell’acqua potabile in Veneto degli “altri PFAS ” dal 2013. Dati dal bollettino Veneto

La decisione è stata considerata da molti come una scelta coraggiosa, rivoluzionaria e decisiva per la salute delle popolazioni contaminate.

Ricordo qui la posizione dell’Associazione Medici per l’Ambiente –ISDE Italia Onlus che ricorda come “..Per le sostanze tossiche e cancerogene, e le PFAS sono tra queste, il valore nelle acque ad uso umano, come nelle altre matrici fondamentali per la vita, deve essere zero. Qualsiasi valore guida è, infatti, privo delle necessarie basi scientifiche e molto spesso rappresenta solo un valore possibile da raggiungere con le attuali tecnologie.” Tali limiti, inoltre, “..non sono, non possono e non devono essere considerati come protettivi per la salute umana.

In altre parole quando le autorità decidono di introdurre dei limiti, pattuiscono a tavolino con gli inquinatori i limiti più consoni alle loro esigenze, soprattutto in termini di costi di bonifica o di prevenzione , o “mitigazione” come usano dire, dei danni ambientali. Tutto dipende dai costi che la collettività decide di sopportare per mettere in atto queste misure parziali di “mitigazione” dei rischi. Mitigazione, riduzione, badate bene, non eliminazione.

Anche nel caso dei nuovi limiti, la Giunta Regionale del Veneto, infatti,non ha fatto altro che prendere atto dei risultati già raggiunti da mesi e annunciare in pompa magna la decisone di abbassare i limiti per sostanze che erano già nei mesi precedenti, per nove mesi all’anno almeno, sotto tali limiti. Ma i risultati dei campionamenti vanno considerati “su base statistica”, in sostanza la media annuale di tutti i dosaggi effettuati, che è stata sempre, dopo l’adozione dei filtri a carbone attivati, inferiore a qualsiasi limite stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) o dalla Regione Veneto. Pertanto, la Giunta Regionale non ha fatto altro che prendere visione della situazione di fatto e tradurla a posteriori in decreto legge.

Se non siete convinti delle mie affermazioni, guardate la figura 1 tratta dall’ultimo Bollettino del marzo 2017 della Regione Veneto sulle acque potabili. SI riferisce alle concentrazioni medie degli altri PFAS, il cui limite è stato stabilito, come sapete nel gennaio 2014 dall’ISS a 500 nanogrammi/litro. Come potete vedere, il limite di 500 ng/l non è stato MAI superato, e non era superiore a 500 ng/L nemmeno nel 2013, prima della “scoperta” della contaminazione. E le medie sono state quasi sempre (tranne che nei tre mesi estivi) anche inferiori a 300 ng/litro..

Pertanto prima l’ISS e poi Zaia non hanno compiuto nessuno atto scientificamente valido. Hanno prima stabilito quante risorse utilizzare per mitigare i rischi; hanno quindi atteso di conoscere i risultati raggiungibili con i filtri e con la diluizione dell’acqua contaminata con l’acqua buona e, infine hanno pattuito con gli inquinatori ei gestori delle acque i limiti che possono consentire agli inquinatori di inquinare tranquillamente, ai gestori delle acque di poter continuare a fare il loro lavoro (altrimenti sarebbero costretti a cambiare mestiere) e ai politici locali e regionali di mantenere la poltrona e di farsi belli magari in vista di prossime importanti scadenza elettorali. Del tutto casualmente, per carità, Zaia ha deciso di mettere sul piatto altri milioni di euro per abbassare ulteriormente i livelli di PFAS qualche settimana prima del referendum, con una decisone che ricorda molto quella di rifare le strade, lasciate in dissesto per anni, in previsione dell’arrivo del Papa, del Presoidente delal Repubblica o del giro d’Italia,

Come ben sappiamo noi medici di ISDE, anche per i limiti dei PFAS si ripete la solita storia. Dal tavolo attorno al quale si siedono inquinatori (che vorrebbero i limiti più alti possibili, per ridurre le spese di bonifica) e politici sono sempre esclusi i cittadini che invece vorrebbero l’unico limite realmente protettivo per la salute che, anche nel caso dei PFAS è, lo ripeto, ZERO.

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1 commento

  1. Condivido pienamente, ma questo non è difficile per chi come me segue questo dramma da almeno due anni. Ma vorrei esprimere la mia stima per tè e per l’Isde , per il coraggio che ogni giorno mettete, nello sfidare, con competenza e conoscenza, questi cialtroni che ancora oggi, ci nascondono ( dati su alimenti) non riconoscono i danni alla nostra salute, ma giocano con numeri che a noi, super contaminati, non servono a niente. Grazie ancora.

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